FlashBach
duo flute and violin
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Keiko Yoshida e Giovanni Crola suonano abitualmente insieme dal 2009, nelle più svariate formazioni da camera, dal duo fino al quartetto flauto ed archi, passando per il trio con pianoforte, chitarra, viola e violoncello. Insieme, si sono esibiti in Italia, Svizzera e Giappone.
Keiko e Giovanni si sono conosciuti al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, realtà in cui hanno conseguito il Master di II livello con maestri di fama internazionale, dopo i rispettivi diplomi a Tokyo e Novara. Keiko deve la sua formazione principalmente ai maestri V.Gradow e R.Ranfaldi, Giovanni a M.Ancillotti e A.Oliva.
Il duo "FlashBach" spazia dalla musica barocca a quella contemporanea, con contaminazioni ed escursioni verso le musiche del mondo, dalla folk irlandese alla tradizionale giapponese, proponendo un viaggio trasversale tra la cultura e le culture, perchè solo l'unificazione di questi due elementi libera l'uomo svelandogli la profondità, i suoi enigmi e le sue meraviglie.
Giovanni Crola
Si è diplomato al Conservatorio “G.Cantelli” di Novara all'età di 18 anni sotto la guida del M° S.Gori, proseguendo gli studi con il M° S.Bellio (1° flauto Orchestra Teatro S.Carlo di Napoli) e con il M° M.Ancillotti, prima alla Scuola di musica di Fiesole, poi al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano. Presso il CSI ha
conseguito con Lode sia il Diploma di Perfezionamento (Laurea di II livello), sia quello di Solista, eseguendo in questa occasione la “Suite n.2 in si min.” di J.S.Bach e la “Ballade” di F.Martin, accompagnato dall'Orchestra della Svizzera Italiana. Ha conseguito inoltre, nello stesso istituto, il Diploma di Pedagogia Musicale, sotto la
guida del M° A.Rutz (1° flauto Orchestra della Svizzera Italiana). Ha proseguito inoltre i suoi studi di perfezionamento con il M° A.Oliva (1° flauto solista Orchestra Sinfonica di S.Cecilia di Roma), frequentando inoltre corsi e masterclasses sulla tecnica e l'interpretazione flautistica con maestri di fama internazionale quali
A.Lieberknecht, V.Prats, A.Oliva, J.Zoon, M.Marasco, nonché con P.N.Masi per la musica da camera.
Ha inciso per “Stradivarius”, in collaborazione con il M° S.Parrino ed il Trio Albatros ed effettuato concerti e registrazioni per la RTSI di Lugano sia in formazioni da camera, sia come membro dell'”Ensemble '900” diretta dal M° G.Bernasconi. Dal 2009 al 2014 è stato docente assistente di flauto del corso di “Master of Arts in
Music Performance”, nella classe del M° M.Ancillotti, presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano.
Keiko Yoshida
Ha studiato violino fin da giovanissima con il M° T.Shimizu in Giappone. Si è diplomata nel 2006 presso l'Università musicale di Tokyo sotto la guida del M° S.Kageyama per violino e dei Maestri T.Uzuka e M.Kanda per musica da camera, ivi conseguendo poi anche la licenza per l'insegnamento.
Nel 2009 ha conseguito il Diploma di Perfezionamento (Laurea di II livello) presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano sotto la guida del M° V.Gradow. Si è in seguito perfezionata con il M° R.Ranfaldi (1° violino di Spalla dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI), sotto la cui guida ha conseguito col massimo dei voti il Diploma di Perfezionamento presso l'Accademia “Perosi” di Biella. Ha seguito inoltre corsi e masterclasses di violino con i maestri A.Moccia, O.Charlies, C.Hutcap, C.Altenburger e T.Shimizu presso il “Mozarteum” di Salisburgo. E' risultata vincitrice del concorso violinistico JILA di Tokyo. Ha collaborato in qualità di violinista con l'Orchestra del Teatro Regio di Parma (direttori M° F.I.Ciampa, R.Palumbo, S.Rolli, M.Zanetti), con l'Orchestra Sinfonica di Savona, la Camerata Ducale di Vercelli e con la Japan Chamber Orchestra di Tokyo, con la quale ha effettuato tournée in tutto il Giappone ed in Europa (Austria, Germania, Italia).
Youtube
G.Ph.Telemann , "Sonata Canonica n.3" in re magg. (Spirituoso - Larghetto - Allegro assai)
Saverio Mercadante, "Fantasia" per flauto e violino ( Larghetto - Andante mosso - Tempo di Minuè - Andante - Alla Polacca )
J.S.Bach/Irish traditional/M.K.Millar, "Bach in Ireland": 1. Jig
J.S.Bach/Irish traditional/M.K.Millar, "Bach in Ireland": 2. Slip Jig
J.S.Bach/Irish traditional/M.K.Millar, "Bach in Ireland": 3. Reel
G.Ph.Telemann, "Sonata in duo n.6 in forma di canone" (Vivace - Soave - Allegro assai)
B.Bartòk, dai "44 Duetti per 2 violini"
C.Debussy, "Syrinx", per fl.solo
L.Russo / J.S.Bach - J.Lennon - P.McCartney, "Bachbird (the blackbourrée)"
L.Russo / J.S.Bach - J.Lennon - P.McCartney, "All you need is a two voices invention"
L.Russo / J.S.Bach - J.Lennon - P.McCartney, "Hey Jude, don't make it Bach"
Repertorio
Il nostro repertorio spazia dalla musica barocca a composizioni del '900 storico e contemporaneo, attraversando e (ri)scoprendo musiche appositamente composte o arrangiate "ad hoc" per questa formazione. Da Bach e Telemann ai Beatles ed alla musica "del mondo", passando per il belcanto virtuosistico di Saverio Mercadante o per le esplorazioni etnomusicologiche di Béla Bartok.
Bach e i Beatles, Bach e le danze irlandesi, e poi Telemann, i colori suadenti di Debussy e quelli dirompenti di Astor Piazzolla, la malinconia poetica di "Sakura" e della musica tradizionale Giapponese, e ancora brani dedicati ai grandi capi indiani d'America "Cavallo Pazzo" e "Toro Seduto"...
Ma che cosa unisce musiche ed autori così diversi e distanti tra loro nello spazio-tempo? Cosa avvicina, ad esempio, Johann Sebastian Bach e i Beatles, fino ad accomunarli?
La domanda di primo acchito potrebbe apparire stravagante, sebbene in realtà, a ben vedere, v'è più d'una risposta: beh, principalmente il fatto che non solo abbiano segnato un'epoca, quella dei propri rispettivi periodi di appartenenza musicale, ma che l'abbiano anche stravolta, innovandola e ponendosi come pietre miliari nella storia della musica, attraversandola e ponendosene contemporaneamente al di fuori ed al di sopra. Ascoltando oggi le musiche composte dal genio di Eisenach e dai "Fab Four" di Liverpool, quello che colpisce prevalentemente è la loro costante ed imperitura attualità, la qual cosa non può prescindere dall'unione di forma e sostanza, unione che rimane il principale fulcro di ciò che ci proietta nel duplice infinito di passato e futuro, di interiore ed esteriore, fissando l'unicità e la totalità insieme nel reale e nell'immaginifico: l'arte, insomma.
Non per caso Bach venne riscoperto circa un secolo dopo la sua morte da Felix Mendelssohn, ed è forse l'unico compositore che non perde la propria anima suonato con qualsivoglia strumento, dal cembalo al pianoforte o alla chitarra elettrica. Molto amato dai jazzisti di ogni periodo storico, forse proprio per questa sua "trascendenza immanente", è stato omaggiato anche dai Beatles nella canzone "Blackbird"; la musica di questa canzone è, in effetti, una variazione della celebre "Bourrée" in mi minore, composta originariamente da Bach per liuto, trasposta però alla relativa maggiore.
Ecco dunque cosa è capace di fare l'arte, di servirsi di uno dei suoi tentacoli, la musica, per unire mondi ed epoche apparentemente distanti sotto un unico profilo: è grazie al contrasto che si vede più fortemente la luce, ed è proprio grazie ai contrasti che nasce la curiosità delle scoperte.
Così, ecco che accostamenti inusuali hanno come leitmotive il colore della musica come espressione di mondi lontani, immaginando con curiosità quali altri nuovi capolavori avrebbe potuto partorire il genio di Bartòk se avesse avuto l'occasione di assistere ad una chiacchierata tra Bach e Toro Seduto, magari davanti ad un tè, in compagnia di George Harrison...